Ndr: Capitolo 21
Hello, Lover.
Nel capitolo 21 abbiamo rivissuto un momento a me davvero caro:
Quella sera di marzo del 2008 mi è sempre rimasta incisa nel cuore. Ricordo ogni attimo. Li sento ancora dentro. Ricordo com’ero vestita e la sensazione di quei vestiti addosso, ricordo i rituali, da quando sono uscita di casa con il cielo già buio per poi salire sul treno che mi avrebbe accompagnato in aeroporto, fino a quell’incontro così tanto desiderato e aspettato. Ricordo il viaggio sul quel treno, le canzoni che ho ascoltato in cuffia, ricordo perfettamente i miei passi lungo i corridoi dell’aeroporto fino ad arrivare al suo Gate. Ma la cosa che più è impressa dentro di me è il mio sorriso appena l’ho visto. Lo sento ancora sul viso quel sorriso quando ci ripenso:
Mi distraggo dentro questa immagine quando finalmente lo vedo a interrompere tutto questo momento che è stata l’attesa. Cammina un po’ timido, indossa la giacca grigia dell’abito con una camicia azzurra su dei jeans scuri e sneaker nere e un po’ sporche e penso che non ho mai visto un ragazzo di 22 anni così bello. Tiene in mano una rosa rossa avvolta da una confezione di carta trasparente e sul volto ha quel suo sorriso timido che mi fa innamorare di lui per un secondo in più. Si avvicina piano ma pieno di desiderio a me e mi stringe forte. No, la stretta del suo abbraccio non si è fatta più leggera. Mi tuffo dentro i suoi occhi. Mi appoggio dentro il suo cuore per riuscire a sentire le parole d’amore dentro il suo petto e sento di riflesso l’eco del mio cuore battere troppo in fretta per il mio piccolo corpo.
Ci stacchiamo per guardarci per un secondo prima di darci uno di quei baci con l’amore sulla bocca.
Ricordo tutto, anche i dettagli.
Spesso negli anni mi sono chiesta come mai quell’episodio semplice e banale che in molti possono aver vissuto nella loro vita, fosse ancora così reale e forte dentro di me.
La risposta me la sono data solo ora, in questo periodo lontana da Ste: quell’episodio è stato un simbolo di quello che abbiamo sempre vissuto e che continuiamo a vivere ancora ora. Che quel sentimento di attesa così forte di quella notte di fine marzo all’aeroporto Charles de Gaulle, è lo stesso che vive dentro di me ancora oggi.
Rivivo quelle immagini, quelle porte che si aprono, quella sensazione di speranza di vedere finalmente il suo viso oltre la mia porta, con la consapevolezza che rivivrò di nuovo quel momento. E quella promessa fatta di non lasciare mai la sua mano, ora per me ha ancora più senso:
Ma tu, Jacques, hai un posto speciale dentro al mio cuore. L’ho riservato per te per così tanto tempo. Da quando sono arrivata in questo mondo, credo. È sempre stato tuo. So che questa distanza è difficile, che aspettare ogni volta di salutarci per poi chissà quando rivederci fa male al nostro cuore così bisognoso di noi. Ma l’amore sa aspettare, Jacques, aspetta a lungo, oltre il tempo e la pioggia. E noi, nell’attesa ogni volta di rivederci, so che non avremo mai fretta, perché sappiamo entrambi che saremo lì ad aspettarci. Oltre le porte che si aprono ogni volta e noi saremo lì, in piedi guardando ogni persona varcare quelle porte, ma sapendo che prima poi ci rivedremo. Dietro l’attesa c’è tutto, Jacques. E so che quando finirà, saremo dentro i mondi più giusti che aspettano solo noi. Non smettere di aspettarmi, perché io non smetterò mai di farlo. Non lascerò mai quella tua mano.
Prometti, Pan Pan?
Prometto, Jacques.
Ho usato quell’episodio che pulsa ancora nella mia mente per lasciare un messaggio, che spero avrai colto: che l’amore, quello vero, in qualsiasi momento della vita, sa aspettare. E non deve essere inteso solo come l’amore per un’altra persona, ma come amore in senso assoluto, per qualsiasi cosa si possa amare. E in quell’attesa così intensa, il tempo assume un valore diverso, più vero e più pieno. E se lo vivi davvero, ti resta disegnato come un tatoo che non ti leveranno mai:
È questo pensiero che mi sostiene e mi conforta in questi mesi di attesa, di ansia pacifica. La fede della sua voce oltre il tempo e oltre l’oscurità. La certezza che quando aspetti, il tempo è più dolce, più lento. Ti fa sentire i secondi, i rintocchi. Ti fa vedere i dettagli. Quei suoi occhi colore dell’acqua dalle striature bianche, le unghie corte strappate oltre le dita, il neo sulla spalla sinistra e quel piccolo taglio dentro al labbro. Mentre aspetto, lo cerco, cerco una possibilità, cerco una parte di me.
Se ti chiedi perché hai letto solo una parte del capitolo, senza arrivare al momento in cui io e Ste ci siamo finalmente rivisti, è perché hai un abbonamento Free. Non avendo acquistato il libro, non hai diritto a leggere tutto il capitolo, ma solo qualche riga. Spero che le righe che hai letto del capitolo 21 ti siano piaciute e ti abbiano invogliato a comprare tutto il libro per poter così leggere ogni parola fino alla fine:
La canzone di oggi non è una delle mie preferite, e c’erano altre canzoni che avrebbero potuto raccontare meglio questo episodio di attesa. Ma l’ho scelta per un motivo: Ste non amava il cinema, non era particolarmente appassionato di film (motivo di costanti litigi e discussioni visto che invece io sono una fanatica cinefila) e non andavamo spesso al cinema insieme, con mio petulante disappunto. Ma ci sono 2 film per cui davvero si esaltava parecchio:
“Spy Game” di Tony Scott che gli avevo fatto scoprire anni fa
“Top Gun”, sempre di Tony Scott (non una casualità, credo), che amava sin da quando era piccolo
Guardavamo spesso “Top Gun”, io più che altro mi limitavo a guardare lui eccitarsi alle diverse scene, lo sbirciavo commuoversi ogni volta che Goose moriva. E, ogni volta, il mattino dopo, mi diceva che anche lui avrebbe voluto fare il pilota, come se me lo stesse dicendo un bambino che voleva esaudire un suo sogno segreto.
Sono certa che in queste settimane mi avrebbe portata al cinema a vedere “Top Gun: Maverick”, che lo avrebbe apprezzato ma facendo il costante confronto con l’originale. Penso che la canzone simbolo di questo film, “Hold my hand” di Lady Gaga non gli sarebbe piaciuta, commentando che è troppo commerciale e che le canzoni giuste per quel genere di film sono quelle come “Danger Zone” di Kenny Loggins dal ritmo anni ‘80. Sì, insomma, Ste è un nostalgico.
Ma, se leggi il testo di “Hold my hand” di Lady Gaga racconta e raccoglie molti dettagli di questo capitolo di attesa. E mi è sembrato giusto sceglierla per tutti questi motivi: il senso e le parole della canzone, il rimando al suo film preferito, il pensiero di lui che piange durante la scena di Goose in mare così come piangeva ogni volta che ci incontravamo in aeroporto:
Promise me, just hold my hand.
Non lascerò mai quella tua mano.
Prometti, Pan Pan?
Prometto, Jacques.
Buon ascolto, buona rilettura e buona settimana.
Ci vediamo martedì per un altro nuovo racconto.
With love, Charlotte
SPOILER ALTER:
Il capitolo di martedì è uno di quei capitoli che invierò a tutti. Sia a chi ha abbonamento annuale che chi ha un abbonamento free.
È, credo, il capitolo più intenso, più emotivamente difficile di tutti. Sarà intenso soprattutto per chi ha conosciuto Ste. Ma è un capitolo obbligato. Quindi, leggetelo solo se vi va.
Ma ne parleremo domenica prossima nella mail di approfondimento.
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