“Non senti, a volte, di poter aspirare a un destino più grande e magnifico di quello a cui tutto il mondo sembra volerti costringere?”
(Ge Miggioli, Le stagioni dell’eternità)
Ma tu ci credi nella magia?
Forse.
E nelle stelle?
Certo, mi hanno guidato fino a te.
E allora stasera ti va se andiamo a ballare su una stella?
Sei la solita pazzerella.
Ne prendiamo una tra tutte quelle che ci sono sopra il cuore ed esprimiamo un desiderio.
Ok, va bene, ma sbrigati che la prenotazione è fra poco e dobbiamo arrivarci a piedi che qui di macchine non ce ne sono, signorina. E tu sei ancora nuda.
C’è un’aria magica là fuori. Un’aria di luce limpida. Forse perché siamo fuori dal mondo, siamo con i piedi su un altro paradiso e lo vogliamo esplorare con il cuore lungo tutto il perimetro, per tutto il tempo possibile. Per tutti e tre questi giorni che ci siamo concessi solo per noi durante questa vacanza, la prima dall’altra parte del nostro mondo.
Le lancette di un essenziale orologio rotondo appeso alla parete, segna quasi le 20.30 sull’isola di Gili, dispersi in una qualsiasi notte di metà agosto. La notte delle stelle.
Hey, Jacques, alza il naso, guarda: non ho mai visto così tante stelle tutte sotto uno stesso cielo.
Alziamo gli occhi oltre le linee rugose della fronte e restiamo a fissare quel cielo e l’attimo da cui l’emozione dipende, senza capacità di dire parole, mentre camminiamo a piedi liberi e sandali in mano in mezzo al buio della quasi notte, attraversando l’ombra che si fa strada nella bellezza e nella natura di questa piccola isola isolata. La sento respirando, la libertà, quella verità che troppo spesso là, a casa, non siamo capaci di provare. Nascosta sotto cumuli di polvere. Qui la polvere non esiste.
Gli prendo il mignolo della mano per non perdermi nel silenzio e per provare a intercettare i suoi di pensieri bianchi. Sento che qui gli piace, la vita gli scorre come il sangue rosso, senza filtri, finzioni, fatiche. Limpida come la sua anima sincera.
Con solo la luna che ci guarda mentre il cuore felice balla, affondiamo per qualche minuto le nostre impronte sulla sabbia ancora tiepida di sole, fino ad arrivare a destinazione, un locale di pescatori con i tavoli in spiaggia e le lanterne appese agli alberi felici. È proprio così che mi immagino la magia.
Buona sera, signori, benvenuti. Potete accomodarvi lì, in riva all’oceano, vi portiamo da bere, intanto.
La sera è calma. La vita è bella. Ti accarezza i pensieri, quelli che come una bambina vanitosa hai tenuto nascosti per un po’ e non vedi l’ora di liberare in un cielo dalle nuvole viola che ti fanno venir voglia di qualcosa di dolce da sciogliere sotto la lingua.
Seduti con gli occhi sull’oceano, in attesa che questa notte ci venga servita insieme a contorni croccanti, iniziamo a chiacchierare della giornata appena trascorsa, i libri che abbiamo letto, le persone del posto, la ricchezza della natura. Anche quando restiamo in silenzio, i nostri occhi parlano come se fossimo nel pieno di una conversazione impossibile da intercettare.
Rinchiusi in quel cielo fresco, con le lucine gialle sulla tavola, il pesce appena pescato su piatti decorati e le onde del mare che fanno quel suono infinito avanti e indietro, ho come la sensazione che la vita reale stia accadendo da qualche parte di molto lontano da qui. Che la vita reale sia in pausa per i nostri cuori affamati di stelle. Alzo di nuovo lo sguardo, calamitata da quel cielo blu velluto che tutto rende non solo bello, ma anche afferrabile.
Hey, Jacques, allora ti va di giocare con la magia? In fondo è la notte dei desideri e nessuno ci sente a parte noi, e le stelle sono così tante e luminose stanotte che, qualsiasi desiderio esprimeremo, di sicuro almeno uno si esaudirà. Inizia tu.
Ok, va bene. Inizio io.
Lo dice con la leggerezza della brezza di mare nella voce, come se quella domanda la aspettasse da sempre.
Anzitutto, vorrei