“Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo.”
(Imperatore Adriano)
Somewhere under the sun
Se io potrò impedire/a un cuore di spezzarsi/non avrò vissuto invano. Se allevierò il dolore di una vita/o aiuterò un pettirosso caduto/a rientrare nel nido/non avrò vissuto invano - Emily Dickinson.
Il pettirosso.
Un pettirosso caduto.
Animale fragile.
Animale generoso.
Quanti animali volano sotto lo stesso cielo?
Quanta fragilità può accogliere un cuore?
Quanti cuori si spezzano in un giorno?
Quante parole può contenere un corpo?
Quanta bellezza può custodire un occhio?
Il fuoco che suona, le lentiggini su una mela, le unghie dei neonati, la mano di una persona anziana appoggiato su una poltrona di velluto, le pieghe di un libro ritrovato, le colline morbide, un ragazzo che aspetta alla porta, l’oleandro di maggio, le ombre sui pavimenti desolati, la costanza di un sasso, la terra rossa, il mare infranto, la scritta distratta di un appuntamento importante su un’agenda.
Appoggio la penna sul taccuino.
Giornata asciutta e ventosa qui tra gli ulivi, le poesie, i fili diagonali di lavanda e le ville chiare, mentre gli uomini innaffiano i fiori arsi sui balconi e nelle aiuole. Timo, santoreggia, mazzi di rosmarino intenso e anche erbacce selvatiche. Giorni d’estate che si succedono senza esitazioni o irrequiete interruzioni uno più leggero dell’altro e le foglie si muovono come coriandoli colorati lanciati in aria dai bambini dentro il cielo infinito.
Quanti minuti ride un bambino in un giorno? Quando finisce il cielo?
La gambe ondeggiano dentro l’acqua verde azzurra della piscina e una canzone in bianco e nero mi rincorre in sottofondo. Sento il corpo dell’acqua incontrare il peso dei miei polpacci, scorrendoci intorno, più come una carezza paziente che come un muro imponente, e tutto si fa uno. Divento anche io parte dell’acqua. Sento le sottovesti stese tra gli alberi farsi fresche e frivole. La luce gialla del sole sulle cosce fredde. Ma anche i ricordi li sento, dentro voci, silenzi e gioie antiche. La gioia di una remota bellezza triste. Tipo il sorriso dei suoi occhi in quella notte vicino al deserto. Immagini vive per gli occhi e spesse per il cuore e questo momento di luglio.
Comprare vasetti di erbe aromatiche prima di partire.
Scrivere una poesia guardando la lavanda.
Giro la pagina del taccuino e la trovo già occupata. Riservata da altre parole già scritte, non mie. Frasi che sommergono la pagina e i miei occhi, se ne impossessano, piccoli cigolii di bellezza. La leggo sotto un cielo ora diverso, quella pagina ritrovata per caso come un germoglio silenzioso dentro un vasto prato.
Ci trovo una calligrafia urgente, non invadente. Scritte di pensieri notturni. Segreti ritrovati rovistando tra le pagine di un taccuino usato tra fiori viola e musiche lontane. Questo è quello che leggo:
Eleganza discreta
Rispetto della vera natura dei luoghi
Genius loci /, Lo spirito del luogo
“Lo straordinario si cela nei dettagli”
The urgency to slow down
Scopo: “… rendere il mondo un po’ migliore.”
Scopo: “… L’intenzione di contribuire al benessere altrui.”
Aristotele
Leggo una seconda volta trascinando la punta della penna lungo il tragitto scritto dalle parole. Rileggo ancora di nuovo, questa volta a voce alta, mentre le dita dei piedi si fanno avvolgere da ondine di acqua, ora tiepida, e gli uccelli volano sopra i tetti sbiaditi:
Eleganza discreta
Rispetto della vera natura dei luoghi
Genius loci /, Lo spirito del luogo
“Lo straordinario si cela nei dettagli”
The urgency to slow down
Scopo: “… rendere il mondo un po’ migliore.”
Scopo: “… L’intenzione di contribuire al benessere altrui.”
Aristotele
Leggere ad alta voce questi suoi appunti ritrovati mi permette di ristabilire il lontano suono sfumato della sua voce calma e profonda. Una voce capace di attirare chiunque la ascolti, come quando si guardano le vette più alte del mondo. Gli occhi si girano e basta. E tu guardi e basta. Ascolti e basta. Custodisci per sempre.
Scrivere ti permette di custodire per sempre.
Prendo la penna.
Descrivi Stefano:
Giovane uomo. Gentile. Generoso. Garbato. Garbato non in modo religioso e neanche fastidioso, asfissiante. Garbato e basta, come un