“Carlotta,
ancella della luce,
Avrai 15 anni nel 2000,
figlia del Futuro e di Speranza:
non deluderli quando trepidante
ti affaccerai al tuo tempo
e nostro dei sogni infantili.
Piangerà di gioia tua madre
nel condurre per mano il tuo sorriso
per lumina…, ad lumina…
Spiccherai il volo
verso i chiari orizzonti di domani
e di Franca la voce ti sostiene:
Vola, ala della mia anima,
perché tu sei il futuro,
e il futuro è adesso.”*
(P. Bolis, Carlotta)
Pan Pan,
Se hai seguito le istruzioni a quest’ora sarai a Parigi. Ci sarai arrivata seguendo le briciole del tuo cuore bianco, ancora ammalato. Eppure, sei arrivata. Il tuo arrivo significa solo una cosa, che il tuo cuore è vivo, si muove ancora, ti spinge ancora, ti guida ancora. Ti ha guidato fin qua. Eccoti.
Sarai seduta là, sola e fragile, sotto quel salice piangente di foglie e ricordi nell’attimo in cui il giorno volge al tramonto. Il cielo rosa, le guance rosse, la scia di frutti maturi e folate fresche di immagini e ricordi sul volto. Ci sarà una coppia seduta a pochi passi che ride tra i baci e qualche gruppetto allegro di amici che gridano sopra le parole, felici per questa giornata che giunge al termine e questo tramonto che li aspettava. Ora li abbraccia, il tramonto, gli accarezza i volti lisci e gli occhi limpidi. Perché sì, la gente continuerà a ridere e amarsi. La morte non interrompe la vita, anche se a te ora sembra di non sapere più come si fa.
Te lo ricordo io, se ti va. Allunga la mano, Pan Pan, e lascia che la stringa dolcemente. È sempre bella la tua mano. Una conchiglia dove metterci echi di albe e felicità.
Se ora, mentre ti tengo la mano e ti parlo, chiudi gli occhi, non ti ci vorrà molto per vedere che